La Val Boreca

Spesso ignorata dalle principali guide turistiche la Val Boreca è tuttavia un piccolo gioiello della natura, una tra le più belle aree del nostro territorio appenninico sita nel crocevia della 4 Provincie di Pavia, Piacenza, Alessandria e Genova. E’ una piccola valle che si snoda sulla sinistra del Trebbia, dove il fiume raggiunge le più alte quote, all’estremo lembo occidentale della Regione Emilia Romagna, laddove si vengono a segnare i confini con la Liguria, Piemonte e Lombardia.

Tra i tanti affluenti del fiume Trebbia, il Boreca è quello cui la Natura ha riservato il compito più arduo: mentre gli altri si sono trovati a scorrere, almeno in parte, su substrati geologici relativamente teneri, ed hanno quindi modellato vallate dalle forme morbide ed arrotondate, il Boreca fluisce su di una durissima formazione rocciosa, formata da arenarie molto cementate e sottili livelli di marne, calcari e argille, regolarmente stratificati (Flysch di monte Antola), depositatisi tra 100 e 60 milioni di anni fa in un bacino marino profondo oltre 4000 mt dal livello del mare, nel settore occidentale della Tetide, antico oceano che separava il continente euroasiatico dal quello africano.

La particolare resistenza di queste rocce all’erosione ha consentito alle montagne circostanti di mantenere un carattere giovanile, con versanti molto ripidi e dorsali affilate, che emergono con grandi dislivelli dalle profonde incisioni scavate dal torrente principale e dai corsi d’acqua minori.
La vallata ha assunto quindi il profilo a “V” tipico degli ambienti alpini, per nulla addolcito dall’erosione glaciale di cui non si trova alcuna traccia; il Boreca scorre praticamente invisibile dai versanti, fortemente incassato in fondo ad un solco dalle ripide scarpate completamente rivestite di boschi: querceti misti, castagneti in parte abbandonati, faggete d’alto fusto, impianti di conifere. Sui crinali sono presenti brughiere e praterie d’altitudine in parte ancora tenute a pascolo.OLYMPUS DIGITAL CAMERA
L’ambiente della valle è infatti uno dei più incontaminati di tutto l’Appennino, anche per lo scarso condizionamento antropico: lo spopolamento verificatosi nel corso degli anni ha portato all’abbandono quasi totale dei piccoli villaggi sparsi a mezza costa, collegati da pochissime strade carrozzabili, per giunta non facilmente percorribili. La fauna è tipicamente quella appenninica: lupi, cinghiali, lepri, tassi e altri animali che non è difficile incrociare al tramonto o al mattino presto e che hanno attirato numerosi appassionati con le loro fototrappole.
E ancora oggi le passeggiate condotte da un versante all’altro della valle sono ripide e impegnative (per passare da Bogli a Suzzi, attraversando il torrente, si percorrono infatti non meno di 200 mt di dislivello per la sola andata, da Artana a Pizzonero quasi 400), mentre i crinali, magnificamente panoramici, possono essere sfruttati per escursioni, brevi o di più lungo respiro, che correndo in saliscendi sugli spartiacque risultano agevoli e poco faticose.

Il torrente Boreca, che da il nome alla valle, nasce dal monte Carmo, che svetta a 1642 m di altitudine. Una natura per molti tratti selvaggia caratterizza questa graziosa valle che genera una vera e propria “microregione” incastonata fra le cime del monte Lèsima, il più alto con i suoi 1724 m, il monte Chiappo (1700 m), il Cavalmurone (1670 m) ed il monte Alfeo (1650 m) che, con la sua maestosa ed inconfondibile sagoma, è soprannominato l’Olimpo dell’Appennino.

Grazie alla sua posizione geografica (enclave emiliana incuneata tra Lombardia, Piemonte e Liguria), sul versante emiliano dello spartiacque dei fiumi Scrivia e Trebbia ma lontano dalle grandi vie di comunicazione, conserva una natura relativamente integra, in cui le scarse attività umane si inseriscono in modo armonico. 

Il torrente Boreca, che da il nome alla valle, nasce dal monte Carmo, che svetta a 1642 m di altitudine. Una natura per molti tratti selvaggia caratterizza questa graziosa valle incastonata fra le cime del monte Lèsima, il più alto con i suoi 1724 m, il monte Chiappo (1700 m), il Cavalmurone (1670 m) ed il monte Alfeo (1650 m) che, con la sua maestosa ed inconfondibile sagoma, è soprannominato l’Olimpo dell’Appennino.

M.te Lésima

Monte Lésima

Sulla sommità del monte Lesima è posta una grande croce. Dal 1989 vi si trova anche un radiofaro al servizio dell’aeroporto di Malpensa.Il monte è caratteristico per i fianchi ripidi ed erbosi sul versante occidentale; nel versante orientale si presenta invece scosceso e dirupato. Domina la valle del Trebbia, nel tratto compreso fra Confiente e Traschio. Vi si giunge tramite piacevoli passeggiate lungo sentieri ben tracciati, non impegnativi della durata di circa 2 ore con partenza da Zerba, Vezimo, Pej, Capannette di Pej o Pian del Poggio.

Dalla cima del monte Lèsima, si gode una vista meravigliosa che spazia su tutte le vette dell’Appennino Ligure-Piacentino e sulle valli del Trebbia, del Boreca, dello Staffora, del Borbera. Nelle giornate più terse, si possono distinguere le sagome delle città situate alle propaggini della pianura padana. Dal monte Carmo, invece sempre nelle giornate più limpide si arriva a scorgere la costa ligure di ponente, all’altezza della città di Savona.

Foto Etioetio

Foto Etioetio – Il mare visto dal Monte Carmo

Tornando al monte Chiappo, e seguendo la propaggine che si dirama verso Nord, prolungando la direttrice dello spartiacque primario, si raggiunge dopo 7 chilometri il monte Boglélio, dopo aver toccato le vette dei monti Rotondo (1568 m), Garave (1549 m) e Bagnolo (1550 m). Dal monte Boglelio (1492 m) la catena montuosa si abbassa sempre più volgendo, gradatamente, a Nord-Ovest, delimitando i bacini dello Staffora e del Curone, e segnando il confine fra le province di Alessandria e di Pavia.

La configurazione geografica di questo territorio, oltre a fornire protezione ai villaggi prospicienti la Val Boreca, favorisce anche la formazione di un clima mite, capace di determinare, in alcuni casi, la fioritura delle viole anche nel periodo invernale. Un ambiente incontaminato fatto di boschi di castagne, pascoli e praterie che hanno rappresentato nei secoli una delle principali risorse di questi piccoli villaggi, i quali trovavano anche nel ricco sottobosco funghi e mirtilli, fragole e lamponi, genziana ed altre erbe medicamentose che, ancora oggi, formano insieme ad una infinità di fiori montani, una variopinta e profumata distesa naturale.

Per le sue caratteristiche di habitat e per quelle paesaggistiche e naturalistiche che la vedono come un “gioiello di naturalità” da salvaguardare, la Val Boreca è stata classificata dall’Unione Europea come Sito d’Importanza Comunitaria (Area SIC).
Nel periodo estivo la Val Boreca è meta preferita di appassionati delle escursioni a piedi ed in mountain bike ma anche in bici da corsa, mentre durante l’inverno oltre che da escursionisti ciaspolatori, a partire da quest’anno (2014) potrà esser nuovamente frequentata dagli amanti dello sci, grazie alla riapertura imminente dell’impianto di risalita da Pian del Poggio conduce al monte Chiappo. Il centro principale della valle è Zerba, che è anche il più piccolo comune della provincia di Piacenza.

Foto, ETIOETIO

Foto Etioetio – Vista panoramica della Val Boreca

Impossibile per chi scopre questa valle per la prima volta, non rimanerne ammaliato; la prima impressione è quella di un luogo rimasto intatto da secoli, dove la natura è la vera ed unica protagonista mentre i piccoli segni lasciati dal lavoro dell’uomo come i piccoli borghi ed i mulini ad acqua ormai quasi tutti abbandonati si inseriscono perfettamente nell’ambiente che li circonda e addirittura ne arricchiscono e impreziosiscono tutto il paesaggio circostante.
Pochissime le strade che la percorrono, la zigzagante provinciale che da Ottone, in Val Trebbia, sale alle Capanne di Cosola (1500 m) che può esser altresì raggiunta da Varzi, in Valle Staffora o da Cabella Ligure, in Val Borbera. Piccole stradine comunali collegano invece le frazioni che si affacciano a mezza costa sulle ripide sponde di questa selvaggia ed incontaminata valle (da monte verso valle: Bogli, Suzzi, Pizzonero, Artana, Pej, Vezimo, Belnome, Zerba, Tartago e Cerreto).