La “Via del sale”

Con la locuzione “Via del sale” si intendono i sentieri utilizzati in passato dai mercanti del sale. Ne esistono di diverse situate in Emilia, Lombardia e Piemonte: queste regioni hanno ognuna dei collegamenti che erano usati per trasportare le merci fino al mare scambiandole poi con il sale. Quest’ultimo all’epoca era un prodotto molto prezioso in quanto utilizzato per conservare cibi e alimenti, in un’epoca dove né il frigorifero né il congelatore erano stati ancora inventati.

Itinerari

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In Oltrepo’ la “Via del sale” ha origine a Varzi (416 m s.l.m) e si snoda fino alle coste liguri (Recco o Portofino): un tempo attraversata dai mercanti, oggi vive una seconda giovinezza grazie alla riscoperta da parte dei turisti di questo affascinante sentiero.

La possibilità di raggiungere e scoprire luoghi spesso ignorati dal turismo di massa costituisce senza dubbio una forte attrattiva: è un modo suggestivo per vivere una natura ancora incontaminata, per visitare luoghi inconsueti,  ma ricchi di storia e, perché no, anche per gustare le specialità locali.

Il percorso non presenta particolari difficoltà da affrontare, anche se è da segnalare un certo dislivello di altitudine.La “Via del sale” si può attraversare a piedi, a cavallo o in mountain bike. Si può dividere il percorso a tappe e sostare nei centri abitati che costeggiano le antiche mulattiere, ristorandosi nelle tipiche locande. Con la definizione “Via del sale” si indicano le antiche strade, le tante mulattiere, che in passato scendevano, attraverso l’Appennino, dalla pianura padana e dalle zone collinari dell’Italia settentrionale fino al litorale ligure.

Sullo sfondo Monte Chiappo (1699 m s.l.m) salendo verso Cavalmurone (1670 m s.l.m)

Sullo sfondo Monte Chiappo (1699 m s.l.m) salendo verso Cavalmurone (1670 m s.l.m)

Queste antiche vie di comunicazione testimoniano l’importanza dell’Appennino nella vita delle antiche civiltà: attraversato dapprima dai Liguri Iriati, che circa tremila anni fa salirono verso la pianura per colonizzare nuove terre, divenne infatti nel XII secolo raccordo importantissimo con il porto di Genova. La città ligure infatti, superata Venezia nello smercio di prodotti provenienti dall’Oriente, rappresentò il centro commerciale più importante durante tutto il Medioevo.

La “Via del sale” lombarda, considerando nel particolare il territorio dell’Oltrepo pavese, si addentra nella Valle Staffora all’altezza di Voghera e raggiunge agevolmente l’abitato di Varzi. Di qui in poi i sentieri e le mulattiere portano verso Sud e, attraversando il Monte Bogleglio (1492 m s.l.m), il Monte Chiappo (1699 m s.l.m), Monte Cavalmurone (1670 m s.l.m), Monte Poggio Rondino (1630 m s.l.m), Monte Carmo (1640 m s.l.m), giunge prima al Monte Antola (1597 m s.l.m) e poi a Torriglia (7965 m s.l.m). Da questo centro, punto di raccordo delle “Vie del sale” emiliane, lombarde e piemontesi, il cammino continuava facilmente fino alle coste Liguri.

Lago del Brugneto visto dal Monte Antola (1597 m s.l.m)

Lago del Brugneto visto dal Monte Antola (1597 m s.l.m)

 

A partire dal Medioevo sino al XIV secolo il territorio appenninico pavese fu interessato dalle potenti famiglie feudatarie, prime fra tutte quella dei Malaspina; questi Signori, in accordo con la città di Pavia, intensificarono gli scambi commerciali, garantirono il flusso delle merci e imposero un sistema di tasse e di gabelle per il passaggio lungo in loro territorio: le tasse venivano richieste ai viandanti in cambio di sicurezza e di protezione.
Proprio con l’apertura ufficiale di questa via verso il mare, Varzi diventò centro commerciale di grande rilevanza: da piccolo centro abitato divenne paese di grande importanza, arricchito di nuove costruzioni, dotato di castello e cinto da mura per offrire un sicuro albergo ai commercianti. Si moltiplicarono così i negozi, i magazzini e i depositi per le merci in transito, aumentarono i gabellieri per la riscossione dei tributi. Il sale rappresentò l’elemento di rilancio per il commercio di tutta la zona.

L’Oltrepo’ pavese rappresenta la porzione più meridionale della Provincia di Pavia: una zona a carattere collinare-montano che presenta caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche e culturali sicuramente interessanti.
Questa bellissima fetta d’Appennino è inserita però in un contesto più ampio, quello delle Terre Alte, territorio che racchiude le zone appenniniche dei quattro GAL di Alessandria, Genova, Pavia, Parma e Piacenza, e che, nonostante i confini amministrativi, è caratterizzato da aspetti storico-culturali del tutto simili. Nel processo che ha contribuito a creare questa identità culturale comune, un ruolo fondamentale è stato sicuramente rivestito dalla “Via del sale”.

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Crinale della “Via del Sale” da Poggio Rondino verso M.te Legnà, Cavalmurone, M.te Croce, Capanne di Cosola

Questo tracciato infatti ha rappresentato un importante collegamento tra le popolazioni delle 4 Province, una direttrice rilevante lungo cui sono stati favoriti scambi non solo commerciali ma anche, e soprattutto, culturali. Per questo oggigiorno le Terre Alte presentano aspetti culturali e storici comuni, tradizioni simili nate dal continuo interscambio tra popolazioni adiacenti.
Dal punto di vista geografico le Terre Alte si estendono nella parte nord-occidentale della penisola, interessando parte dei rilievi appenninici delle quattro Province di Pavia, Alessandria, Genova e Piacenza. L’area, comprendente 170 Comuni, è per la maggior parte a carattere montuoso: tra le vette principali, spiccano senza dubbio il Monte Lesima, al confine tra Pavia e Piacenza, e il Monte Antola, tra Alessandria e Genova. Diversi sono i fiumi e i torrenti che solcano ed attraversano il territorio: lo Staffora, il Borbera, il Trebbia, il Vobbia e lo Scrivia sono solo alcuni fra i corsi d’acqua presenti che hanno modellato nel tempo suggestive vallate.

Caratterizzate da aspetti ambientali e vegetazionali del tutto simili, le Terre Alte vantano siti di particolare interesse naturalistico: fra tutti si annoverano il Parco del Monte Antola, istituito nel 1995 e appartenente al territorio genovese, la Riserva Naturale del Monte Alpe, realizzata nel 1983 nella Provincia di Pavia, e il Giardino Alpino di Pietra Corva, istituito nel 1967 a Romagnese con l’importante scopo di salvaguardare le specie floristiche di alta quota e di divulgare la conoscenza relativa a questo grande patrimonio.

Tratto di sentiero

Tratto di sentiero

Inoltre, l’Oltrepo’ pavese e le Terre Alte in generale, sono state interessate a partire dal X secolo dalla forte diffusione del cristianesimo; grazie alla presenza del Monastero di San Colombano a Bobbio nacquero infatti nuovi insediamenti sviluppati soprattutto attorno ai tanti edifici religiosi che, a partire dal 1000 d. C. vennero realizzati in tutto il territorio. Odierna testimonianza di questa importante opera di cristianizzazione sono le numerose pievi e i bellissimi oratori dislocati lungo tutto l’Appennino settentrionale.

Lungo l’Antica “Via del sale” infine sorsero alcuni borghi che, per la loro particolare posizione, si svilupparono maggiormente, rappresentando i nodi principali del commercio passato; questi paesi, rappresentati da Varzi, Torriglia, San Sebastiano e Bobbio, sono ancora oggi i centri principali delle quattro Province.

Lunghezza: circa 80 km

Difficoltà: escursionistico

Dislivello ascesa: 2600 m

Dislivello discesa: 2500 m

Fondo stradale: fuori strada

Di seguito le tappe di un percorso ipotetico con partenza da Caldirola

Primo giorno
Partenza in corriera da Voghera  o da Tortona  ed arrivo a Caldirola Itinerario: Caldirola – Monte Gropà – Monte Ebro – Capanne di Cosola
Tempo di percorrenza: 3-4 ore
Dislivello in salita: 700 m circa

Secondo giorno
Itinerario: Capanne di Cosola – Monte Cavalmurone – Monte Carmo – Capanne di Carrega – Casa del Romano – Rifugio Parco Antola
Tempo di percorrenza: 4.30-5.30 ore
Dislivello in salita: 750 m circa

Terzo giorno
Itinerario: Rifugio Parco Antola – Torriglia – Monte Lavagnola – Colla dei Rossi – Colle di Mea – Sant’Alberto
Tempo di percorrenza: 5.30-6.30 ore
Dislivello in salita: 550 m circa

Quarto giorno
Itinerario: Sant’Alberto – Case Cornua – Calcinara – Uscio – Passo Spinarola – Passo del Gallo – Ruta – Pietre Strette – Portofino
Tempo di percorrenza: 6.30-7.30 ore
Dislivello in salita: 550 m circa